Ti “imparo” l’italiano

Alcune indicazioni su grammatica, ortografia e punteggiatura italiana

Impara a scrivere in italiano o…

Confesso di essermi stufato. Dopo l’ennesimo , o le semplici “a“, “o” e “anno” senza l’h, mi sono convinto a scrivere questo post che vuole essere uno sfogo personale piuttosto che una lezione di grammatica italiana.

Mi è tornata in mente una grafica dove sono riassunti gli errori/orrori più frequenti che possiamo vedere scritti ormai ovunque, soprattutto dalle giovani generazioni, ma non solo. Sicuramente i ragazzi ggggiovani di oggi abusano di abbreviazioni legate soprattutto alla scrittura di SMS o ai social network (ad esempio: xkè, , m mnki, ecc.) ma io sto parlando di altro: l’italiano vero!

Di seguito riporto alcune cosette che mi stanno particolarmente a cuore, o forse è meglio scrivere “a quore“! 😉

C’è è diverso da ce: nel primo caso si tratta di un verbo (esserci – “c’è bisogno di attenzione per evitare simili errori“) mentre nel secondo caso, la particella ce indica “a noi“, un complemento di luogo oppure è un rafforzativo (come in “ce la posso fare“).

Esistono po’ e Po ma non pò: la parola po’ è un’abbreviazione di poco, pertanto ci vuole l’apostrofo e non l’accento. Il Po invece è un fiume.

Gli accenti di troppo: il corretto uso degli accenti è va e non và, sta e non stà, fa e non fà, do e non dò.

Accenti ed apostrofi: ci sono differenze tra da, e da’. La prima è una preposizione, la seconda indica la terza persona presente indicativo del verbo dare, la terza invece è l’imperativo. Allo stesso modo, sono diversi anche di, e di’: una è una preposizione semplice, dì è un sostantivo sinonimo di giorno e di’ è l’imperativo del verbo dire.

Troncamento: a differenza dell’elisione, dove una parola perde la vocale davanti ad un’altra che inizia per vocale inserendo un apostrofo (è il caso di l’uomo, dell’amore, quell’altra), il troncamento non prevede apostrofo perché la parola a cui togliamo la vocale rimane corretta ortograficamente. È il caso di qual è, che si scrive senza apostrofo in quanto ‘qual‘ è la forma tronca di quale e non è un’abbreviazione.

Un po’ di ortografia, punteggiatura e convenzioni tipografiche; ci sono delle indicazioni di ortografia che tengo molto a precisare:

  • perché si scrive con l’accento acuto, così come poiché, affinché, fintantoché, ecc. Le parole più comuni che si scrivono con l’accento grave sono è e cioè
  • se ad inizio frase troviamo scritto E’, con l’apostrofo, e non È, con l’accento, è solo per una convenzione tipografica perché le tastiere italiane non hanno la lettera accentata
  • la punteggiatura (virgola, punto, punto e virgola, due punti, ecc.) non prevede l’inserimento uno spazio tra la parola e il segno di interpunzione. Fanno eccezione le parentesi che si differenziano, se aperta o chiusa: la parentesi aperta è attaccata alla parola successiva (senza spazio) mentre quella chiusa è attaccata alla parola precedente
  • i cosiddetti puntini di sospensione sono 3, non 2 e soprattutto non 200; inoltre devono essere 3 punti (…) e non virgole (,,,). Trovo spesso frasi in ambito professionale (email e siti internet) pieni a dismisura di puntini al posto della normale punteggiatura: DISINTOSSICATEVI!!!
  • maiuscole/minuscole: a differenza di quanto avviene per la lingua inglese, in italiano i giorni della settimana (lunedì, martedì, ecc.) ed i nomi dei mesi, si scrivono con la lettere iniziale minuscola (a meno che non siano ad inizio di una frase). Le lettere maiuscole, oltre che all’inizio di ogni periodo e dopo un punto fermo, vanno usate per i nomi propri e di periodi storici e festività (il Risorgimento, Natale, Pasqua, ecc.)

Voglio concludere questo post con un’ultima precisazione alla quale sono molto affezionato: una, uno, un e un’. L’apostrofo dopo l’articolo indeterminativo un va soltanto nel caso in cui la parola che segue è di genere femminile ed inizia per vocale. Ad esempio, si scrive un artista quando si tratta di persona maschile (troncamento) e un’artista se di sesso femminile (elisione).

 

“Non voglio vivere in un mondo in cui metà delle persone scrivono po e l’altra metà pò!” (Paola Mastrocola ne La scuola spiegata al mio cane)

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